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Giornata internazionale della donna

Intervista con Nicole Koller

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8. marzo 2022

«La bilancia era la mia migliore amica.»

Il ciclismo sta diventando più equo: lo dimostra anche la tripla vittoria della mountain biker svizzera ai Giochi Olimpici di Tokyo. La bicicletta è stata a lungo considerata di dominio maschile, anche in questo paese. La cosa sorprende in verità, dato che la bicicletta è un mezzo che ha sempre avuto a che fare con l'uguaglianza tra i generi. L'attivista americana per i diritti delle donne, Susan B. Anthony, più di 100 anni fa diceva: "Penso che il ciclismo abbia fatto di più per l'emancipazione delle donne di tutto il resto. Questo sport regala alle donne un senso di libertà e di autodeterminazione.»

 

La biker Nicole Koller (24) ha vinto l'oro ai Campionati del mondo juniores nel 2014 e ora gareggia nel Ghost Factory Racing Team. In occasione della Giornata internazionale della donna, parla dell'uguaglianza nel ciclismo e della via d'uscita dall'anoressia.

Nello sport di massa, la bicicletta è uno sport dominato dagli uomini. Come sei approdata a questa disciplina?

Grazie ai miei fratelli più grandi: per loro il ciclismo è diventato lo sport di tutta la famiglia. All'inizio non mi piaceva molto, dato che essendo la più piccola ero anche la più debole.


 

Ti sei mai resa conto che le donne che praticano questo sport sono una minoranza?

In realtà no. Il nostro club di ciclismo era piuttosto grande, c'era sempre qualche altra ragazza oltre a me. Inoltre, nella mia generazione ci sono molte più cicliste rispetto a quelle precedenti.

 

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Credits: The Attentionbuilders

Perché hai optato per la bicicletta?

Mi piaceva di più l'ambiente. E probabilmente mi sono accorta di avere più talento per la bicicletta che per la ginnastica ritmica e la danza.

 

E ci si diverte di più quando si va in bicicletta?

Per me sì. Ma mi trovavo anche in una situazione ambivalente perché c'era mio padre alla guida del gruppo. Quando sei una teenager non ti sembra il massimo.

 

Quando hai deciso di diventare una professionista?

Sono sempre stata molto versatile, mi piacevano anche la ginnastica e l'atletica leggera. Ad un certo punto gli orari degli allenamenti si sovrapponevano troppo e ho dovuto prendere una decisione. Ma ho deciso di diventare una professionista solo durante il mio apprendistato.

 

Quali sfide hai dovuto affrontare per raggiungere il tuo obiettivo?

Per i miei genitori era importante che io non intraprendessi troppo presto questa carriera. Per questo prima ho concluso un apprendistato di commercio con un diploma professionale. È stata dura conciliare scuola e sport.

 

Hai incontrato ostacoli particolari come donna?

In realtà no. I criteri di selezione erano gli stessi per tutti. Forse come donna è addirittura un po' più facile perché la concorrenza è un po' meno agguerrita che tra gli uomini. Ecco perché è più facile essere incluse in un gruppo di professioniste, ma devi comunque dimostrare di appartenerci davvero.

«Per i miei genitori era importante che io non intraprendessi troppo presto questa carriera. Per questo prima ho concluso un apprendistato di commercio con un diploma professionale. È stata dura conciliare scuola e sport».
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Credits: The Attentionbuilders

In molti sport le donne non vengono considerate tanto quanto gli uomini. Com'è la situazione nel ciclismo?

In questo sport si nota meno la differenza, tuttavia le comunità di ciclisti e di fan di sesso maschile sono un po' più numerose. Ciò si riflette sullo stipendio e sui contratti con gli sponsor.
 

Ti alleni e segui la stessa dieta dei tuoi colleghi uomini?

Fondamentalmente sì, anche se la quantità di allenamenti che facciamo noi donne è sicuramente più ridotta. E quando si tratta di cibo, ora ho il seguente credo: perché, in quanto atleta, non dovrei mangiare qualcosa se la possono mangiare anche gli altri? Dopotutto mi alleno fino a 20 ore alla settimana; chi, se non io, dovrebbe potersi viziare un po'!

 

Ma non è sempre stato così. Quando sei diventata campionessa del mondo juniores nel 2014, hai sviluppato un disturbo alimentare. Come è successo?

È iniziato tutto durante l'ultimo anno di scuola. Non mi sentivo più a mio agio nel mio corpo. A questo si è aggiunta la separazione dal mio ragazzo di allora e il difficile passaggio dalla scuola all'apprendistato. Era semplicemente troppo.

 

Quindi non si trattava di avere meno massa grassa per salire più velocemente in vetta?

È iniziato tutto per aderire a un certo ideale di bellezza, ma sono anche diventata più veloce man mano che dimagrivo. A un certo punto mi sono convinta che le mie prestazioni dipendessero dal mio peso.

«È iniziato tutto per aderire a un certo ideale di bellezza, ma sono anche diventata più veloce man mano che dimagrivo. A un certo punto mi sono convinta che le mie prestazioni dipendessero dal mio peso».

Nel video precedente hai asserito di non poterne parlare. Perché non potevi? 

Mi sentivo come se le persone parlassero male di me e del mio peso perché non ottenevo successo. Inoltre, il mio comportamento alimentare era qualcosa di non accettabile socialmente. Per questo mi sono chiusa in me stessa. La bilancia era diventata la mia migliore amica.

 

Quali sono i primi segnali di un disturbo alimentare?

Il mentire a se stessi e agli altri. Oppure il chiudersi totalmente in se stessi. Questi segnali dovrebbero far scattare il campanello d'allarme.

 

Quando è arrivata la svolta?

A fine 2015 ho toccato il fondo. È capitato, quando nessuno mi controllava, che non mangiassi per due giorni di fila. Pesavo appena 48 kg per un'altezza di 1,70 m.

«È capitato, quando nessuno mi controllava, che non mangiassi per due giorni di fila. Pesavo appena 48 kg per un'altezza di 1,70 m».
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Credits: The Attentionbuilders

​Come ne sei uscita?

La mia famiglia è intervenuta in modo deciso. C'erano state discussioni a tavola per un anno e mezzo, in precedenza. Ma nel 2015 i miei genitori e i miei fratelli mi hanno imposto di "tirare il freno a mano". Mi hanno ordinato di fare una pausa e mi hanno tolto tutte le biciclette. L'accordo era che non le avrebbero restituite fino a quando non fossi tornata a pesare almeno 53 kg. Alla fine mi è stato permesso di risalire in sella un po' prima, sotto supervisione, perché ciò mi faceva sentire meglio mentalmente.

 

Quali consigli daresti a chi si trova in una situazione simile?

Direi di chiedere aiuto, il prima possibile. Per molto tempo mi sono rifiutata di cercare supporto psicologico. Pensavo di dovermi regolare da sola. Ma se l'immagine di sé è così compromessa, il percorso verso la normalità è molto difficile.

Buono a sapersi

Che cos'è un disturbo alimentare? Si parla di disturbo alimentare quando qualcuno non mangia secondo i propri bisogni fisici. Caratteristici sono, tra le altre cose, il rifiuto del proprio corpo, il rimuginare costantemente sul peso e sul cibo e le regole alimentari autoimposte. Il comportamento alimentare controllato può alternarsi a momenti, o a fasi di assunzione di cibo, non regolamentati ed essere accompagnato da una sensazione di perdita di controllo. I disturbi alimentari includono anoressia, bulimia, abbuffate, ortoressia o obesità. 

 

Hai mai avuto un disturbo alimentare o conosci qualcuno che lo ha? Non esitare a chiedere aiuto!

Qui trovi informazioni e supporto:

 

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